giorgio gaber - i atto, ii quadro: effetto giorno كلمات الأغنية
il giorno dopo, con un camioncino carico, tornavo in questa casa con la mia roba per venirci a vivere definitivamente.
una decisione che per me significava molte cose.
ero allegro.
trasloco vuol dire ‘leggero fremito’, cielo azzurrissimo e sole, molto sole.
e’ sempre stato così.
non so perché.
un’intuizione.
come sei allegro!”, mi fa gabriella con un tono come se l’allegria fosse mancanza di rispetto.
si, lei certamente aveva tutto un altro stato d’animo.
cercai di non essere contaminato.
in quel momento volevo pensare a me.
avevo proprio bisogno di allontanarmi da tutto, di vivere un po’ più isolato…
anche col lavoro, non ce la facevo più.
no, non il lavoro…
tutto quello che c’è intorno…
gli interessi personali, i contatti, la volgarità, i rigiri…
basta!
qui mi sembra perfetto.
una casetta tranquilla, tutta bianca, funzionale, poco lontana dalla città.
quel tanto di verde che ci vuole…
un’oasi.
ecco, la chiamerò ‘l’oasi’.
e’ strano non sentire dall’esterno neanche il rumore di una macchina.
si avverte uno strano fruscio) …
cos’è stato?
un fruscio…
strano, non un fruscio…
come qualcosa dentro la casa.
possibile che me lo sia immaginato?
niente.
silenzio.
si sentono solo i p-ssi di gabriella che risuonano nelle stanze vuote.
mi ricordo che stavo per raggiungerla quando me la trovai davanti.
ora non era più polemica.
abb-ssa gli occhi e sono occhi tristi. ”
ma noi…” mi fa, “noi due, che fine abbiamo fatto?” e io: ”
noi…
siamo ancora qui, no?
non voglio mica scappare!”
in effetti lei aveva sempre pensato che io volessi scappare da tutto.
no, questo non me lo disse.
rimase un po’ -ssorta, ma un attimo, perché subito dopo cominciò a prendermi in giro sulla casa.
a gabriella non piacciono queste svizzerine che nascono ai lati delle grandi città.
improvvisamente mi chiede se facciamo l’amore.
t nel suo carattere.
non la sessualità, questi salti di umore.
però riesce sempre a sorprendermi.
sento che il viso mi diventa appunt-to.
meno male che ci ho il trucco.
quando sono in imbarazzo recito la parte di quello che è in imbarazzo.
si, è un ottimo trucco.
la faccia da stupido diventa quasi una faccia simpatica.
e’ semplicissimo.
se uno riconosce di essere imbecille ha la simpatia di tutti.
una strada da seguire.
a proposito dell’amore borbotto qualche frase.
le faccio notare che non c’è ancora il letto.
infatti per terra c’era solo una pedana di -ssi di legno.
il mater-sso era ancora sul camioncino.
ma forse è un po’ volgare andarlo a prendere…
lei ammette che è vero.
e ora ride bene, e quando ride così…
siamo contro la finestra che dà sul prato all’inglese.
vicinissimi.
si, per una strana combin-z-one, o calcolo, siamo vicinissimi.
certo, calcolo.
adagio le nostre teste si abb-ssano.
le nostre ginocchia stanno per toccare le -ssi di legno.
il resto è niente.
fuori era molto bello.
ho ancora in mente la finestra.
solo la finestra…
possibile?
non credo di aver tradito gabriella per questo.
era una giornata nitidissima.
sul prato verde p-ssavano lente, ma a piccolissimi scatti, tre galline così lucide e pulite come non ne avevo mai viste.
probabilmente sono del mio vicino, l’ex colonnello, pensai.
me l’avevano detto che era un tipo preciso, ma che pettin-sse anche le galline non lo sapevo.
si, mi ricordo più le galline di quell’amore.
eppure lei era… ”
gabriella, forse ti amo ancora”.
no, questo non lo dissi.
anzi, in quel momento dovevo essere piuttosto buffo perché dopo l’amore lei rideva ancora.
a dire la verità io mi muovo male anche sui letti normali, figuriamoci sul legname.
rido anch’io. ”
gabriella…” no, non la chiamai neanche gabriella.
quando provo tenerezza per lei la chiamo con nomi buffi: adelaide, pilade, rosmundina…
così la tenerezza scorre meglio…
nascosta dal pudore, si, dall’ironia.
ora siamo nella stanza da bagno.
la schiena nuda di gabriella è segnata da tre o quattro righe longitudinali.
si, le -ssi di legno.
non dev’essere stato un amore comodo, ma certo non volgare.
mi ricordo di aver guardato quei segni per un tempo incalcolabile.
sono solchi arrossati con un piccolo bordo bianco.
ecco, l’indice della mia mano ne percorre uno.
e’ un movimento automatico, lentissimo.
si avverte accentuato il solito rumore).
cos’era?
un rumore, si, certamente il rumore di prima.
una specie di fremito su tutta la casa…
oppure sopra.
rimango immobile stringendo l’accappatoio.
sono ancora bagnato.
a piedi nudi i rumori fanno più effetto, o è una mia impressione?
gabriella canticchia, si riveste e se ne va.
si, è tutto una mia impressione.
qui non succede niente.
proprio niente.
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